Conversazioni whatsapp in giudizio: “prova documentale” contro datore o lavoratore

Il datore di lavoro può utilizzare in giudizio le conversazioni whatsapp contro il dipendente, anche quando non sia incluso nella chat delle denigrazioni contro l’azienda.
Le conversazioni whatsapp, infatti, sono ritenute prove documentali sulle quali è possibile fondare licenziamenti e sanzioni disciplinari.
L’innovativo strumento processuale è altrettanto utilizzabile dal lavoratore contro il datore, ad esempio per consentire l’accertamento sull’esistenza di un vincolo di subordinazione (direttive sull’orario di lavoro).
È quanto emerge dalla giurisprudenza di merito più recente (si veda, in proposito, Tribunale di Fermo, decreto 1973 del 2017; Tribunale di Vicenza, sent. n. 778 del 2017 o, ancora, Tribunale di Bergamo, sent. n. 424 del 2018), secondo cui il diritto di difesa prevale sulla altrui riservatezza, peraltro in conformità al Regolamento UE 2016/679 (GDPR) che ammette – in presenza di un legittimo interesse – il trattamento dei dati personali in assenza di consenso.
Il tema sarà trattato da autorevoli esperti nell’ambito della giornata di studio, organizzata da Optime su “La tutela della reputazione aziendale su web e social” che si terrà a Milano, il 24 ottobre. L’evento è disponibile anche in modalità videoconferenza.
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