Corte di Cassazione : giusto il licenziamento per il troppo tempo sui social network

Rubare il tempo al proprio lavoro per stare su Instagram, Facebook, WhatsApp o per guardare video su YouTube non fa sicuramente parte dei requisiti di un buon dipendente.
Ma da un punto di vista legale cosa si rischia ?
Allontanare lo sguardo dalle proprie mansioni per leggere un messaggio sul cellulare non potrà mai essere punibile se l’episodio è isolato.
Ma se è un’abitudine quotidiana il dipendente può subire una sanzione disciplinare tanto più grave quanto maggiore è il tempo sottratto alle mansioni.
Lo sa bene una dipendente che, di recente, ha perso il ricorso in Cassazione contro il licenziamento intimatole per aver effettuato 4.500 accessi a Facebook nell’arco di un anno e mezzo (sentenza 3133/2019) .
Ma non basta stare attenti al tempo trascorso sui Social Network.
Potrebbe essere disastroso usare i social network per denigrare l’azienda dove si lavora e i prodotti da questa commercializzati o per diffamare i colleghi generando in ufficio un clima di tensione.
Cosa dicono le recenti evoluzioni normative sulle strumentazioni di lavoro e sull’utilizzo di Internet e dei Social Network in azienda?
Qual è il limite tra il lecito esercizio del diritto di critica e l’utilizzo di espressioni inconvenienti, che possono portare al licenziamento?
Nel corso del Workshop – Le policy aziendali sull’utilizzo di Internet e dei Social Network da parte dei dipendenti, previsto a Milano il 3 ottobre prossimo saranno analizzate, con un approccio operativo e orientato all’analisi di casi pratici, le recenti evoluzioni normative sul tema.
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